Caltanisetta,
26 aprile 2013
Pensando ai
nostri alunni speciali....
“Questi
bambini nascono due volte.
Devono
imparare in un mondo che la prima nascita ha reso più difficile.
La
seconda dipende da noi, da quello che sapremo dare.
Sono
nati due volte e il percorso sarà più tormentato.
Ma
alla fine anche per noi sarà una rinascita”
(G.
Pontiggia, “Nati due volte”)
I Il PUNTO DI VISTA DI UNA INSEGNANTE DI SOSTEGNO IN RELAZIONE
ALL’INSERIMENTO SCOLASTICO
Provengo da una pluriennale esperienza nel privato
sociale dove continuo ad operare come Presidente di una Associazione
di Promozione Sociale riconosciuta dalla Regione Sardegna. Ho vissuto
una breve esperienza di amministratore locale con deleghe nelle
politiche sociali, scolastiche e culturali. Sono da t anni vicina
all’Unione Italiana Ciechi.
Insegno in un Istituto superiore della Provincia di
Cagliari. Un polo professionale che rappresenta una realtà
scolastica in continua crescita (unica in Sardegna) con oltre
cinquecento iscritti e diversi indirizzi di studio (agricoltura,
turismo, enogastronomia, industria e artigianato). Una scuola che
accoglie ragazzi di un territorio con un basso livello di sviluppo
socio-economico, provenienti da fasce sociali deboli e da diverse
etnie e soprattutto, come vuole la tradizione degli Istituti
Professionali, molti ragazzi diversamente abili. Venti alunni
certificati con diagnosi specifica; due presentano patologie gravi
con rapporto di sostegno 1:1 (Ritardo mentale di grado medio/grave e
Autismo); quattordici ragazzi sono affetti da disturbi specifici
dell’apprendimento. Non abbiamo studenti affetti da disabilità
sensoriali (ciechi, ipovedenti, sordi) che prediligono di norma altri
indirizzi di studio (Licei e Istituti Tecnici).
La mia scuola è, come tutte le scuole pubbliche
d’Italia, una scuola in grande sofferenza a causa di irragionevoli
scelte politiche di vari governi, che deliberatamente non hanno
voluto investire nel delicato settore dell’istruzione. Settore con
il quale si misura il grado di civiltà di un Paese. Luogo di sapere,
di democrazia, di libertà, di uguaglianza, dal quale dipende il
futuro e la crescita complessiva della società.
Nel mio Istituto, come negli altri, si registra una
cronica carenza di personale, mancanza di attrezzature e sussidi,
soprattutto per l’integrazione, ecc. Le cahier de doleance è
lungo, ma non ritengo questa la sede nella quale produrre un elenco
di lamentazioni.
Vi ho fatto cenno solo per sottolineare che è questo il
contesto nel quale si svolge l’impegno quotidano di tanti
insegnanti per diffondere conoscenza, far emergere potenzialità,
trasmettere valori, per garantire una scuola per tutti e soprattutto
per i più deboli, così come vuole la nostra Carta costituzionale.
L’impegno di noi insegnanti è quello di realizzare
una scuola dell’ “inclusione”, vale a dire una scuola che
attiva un processo attraverso il quale i suoi protagonisti
(organizzazione scolastica, studenti, insegnanti, famiglia,
territorio) generano un contesto, un ambiente
che risponde ai bisogni di tutti gli alunni, in particolare degli
alunni con bisogni educativi speciali (così
come è specificato dall’ICF (Classificazione internazionale del
funzionamento delle disabilità) proposto dall’Organizzazione
Mondiale della Sanità nel duemila.
In trentanni di integrazione scolastica
(tanti ne sono trascorsi dall’emanazione della Legge 104/92) molte
sono state le esperienze e le buone prassi realizzate nella scuola
italiana. Chi vive la scuola da tempo può
testimoniare (sicuramente più autorevolmente di me) i grandi
passaggi che nel corso del tempo sono stati fatti.
Tuttavia sono consapevole che oggi,
manchi ancora qualcosa per garantire il pieno raggiungimento di un
processo di inclusione di qualità.
Cosa resta da affinare? Un
pensiero più costruttivo e condiviso tra i diversi attori del
contesto scolastico ed extrascolastico, capace di creare ambienti
accoglienti e facilitanti le diversità, tali da contribuire allo
sviluppo e alla crescita cognitiva dei ragazzi con bisogni educativi
speciali.
L’insegnante per il sostegno è chiamato a svolgere
un ruolo chiave
all’interno di un sistema scuola che vuole veramente integrare.
Perchè lo richiede la normativa (Legge
104/92 art. 13 comma 3, comma 6) ma
soprattutto perchè, come già accennato, lo
richiedono i molteplici e nuovi bisogni educativi.
Il docente di sostegno non è il custode unico
del ragazzo in difficoltà come, ancora oggi, erroneamente viene
identificato e conseguentemente svalutato.
Anche io ho dovuto fare i conti con una realtà che
vuole e chiede, in maniera più o meno esplicita, al docente per il
sostegno di limitarsi a mantenere tranquillo l’alunno o l’alunna
così da permettere un lavoro sereno ai docenti delle singole
discipline. Questo atteggiamento, se condiviso, condannerebbe
paradossalmente l’insegnante per il sostegno a diventare lo
strumento principe di isolamento dell’alunno in difficoltà dalle
normali attività scolastiche. Per questo è
da respingere fermamente qualsiasi delega al solo docente per il
sostegno.
D’altronde se “l’integrazione e’ quel livello
di socializzazione che si costruisce attraverso l’apprendimento”,
condizione per procedere verso di essa e’ “che tutti operino in
modo sinergico...... e che tutti crescano come competenza relazionale
e comunicativa, cioè come apprendimento “ (Cottoni, 1994).
Per favorire l’integrazione è necessario, soprattutto
in questo peculiare momento storico, che la scuola produca un
profondo cambiamento culturale partendo dalle risorse umane presenti
al suo interno, attivando forme di
collaborazione verso obiettivi condivisi, tesi al conseguimento del
massimo benessere di tutti. L’integrazione
è infatti la grande sfida che coinvolge innanzitutto le persone e i
ruoli presenti all’interno della scuola (studenti, famiglie,
dirigenti, insegnanti ecc.),
Con questa affermazione non si vuole ovviamente negare
l’importanza delle risorse materiali. Ma in epoca di crisi si può
dirigere l’attenzione verso la costruzione in classe di sussidi
semplici – testi con lettere ingrandite, sfondi neri e scritte
bianche nel caso di lieve deficit visivo – potenziare la lettura
espressiva e l’ascolto ecc.. Si può porre particolare cura nella
disposizione dei banchi, nella creazione di un ambiente gradevole,
con luci e colori adeguati e cosi via...).
Restano comunque le risorse umane i veri attori del
cambiamento. In sintesi:
- lo stesso alunno disabile che va considerato la prima risorsa per la sua integrazione
- i suoi compagni di classe e di scuola con i quali impostare una didattica basata sulla cooperazione, sulla solidarietà reciproca e vicinanza
- i genitori, perchè conoscono meglio di chiunque il ragazzo e portano il contributo “più esperto” nella predisposizione del piano educativo del proprio figlio (se adeguati ovviamente), possono coadiuvare l’insegnante in programmi ricreativi, partecipare agli organi collegiali, esercitare una pressione per ottenere maggiori risorse per l’integrazione ecc..
- i collaboratori scolastici e altri operatori del sociale e della sanità, la cui osservazione può rilevarsi preziosa per indiviudare una potenzialità...
- i docenti chiamati a individuare soluzioni originali, a sperimentare pratiche didattiche adatte ai singoli e al contesto (cooperative learning, tutoring, team teaching), a costruire insieme gli obiettivi della programmazione di classe e insieme del ragazzo in difficoltà
- i dirigenti che devono garantire l’organizzazione efficace ed efficiente delle risorse umane e materiali
- la comunità scolastica e il territorio per identificare le risorse e tutti gli elementi utili a costruire una rete di interventi coordinati
In conclusione, il processo di
inclusione degli alunni con bisogni educativi speciali è fondato
sulla costruzione di un percorso com-partecitato di tutte le queste
realtà teso a rendere significativa la presenza dell’alunno in
difficoltà con i suoi compagni.
La prospettiva è quella quindi di passare da una
forma di sostegno (che considera il solo monte ore del docente) ai
sostegni, come sostiene da tempo Marisa Pavone, vale a dire
all’identificazione e all’attivazione di tutte le risorse umane e
materiali disponibili nella scuola e nel territorio.
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